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damiano & violette 's blog
24 mai 2009

ITA-02 Amed Sunrise (post in italiano)

(trois nouveaux post de Violette ci dessous)

La mattina del quarto giorno a Ubud abbiamo chiuso le nostre e borse e caricato il motorino per la seconda volta. Salutati i padroni di casa, abbiamo preso la strada verso nord-est, in direzione Sideman, zona collinare ricca di risaie ai piedi del’imponente Gung Agung, il vulcano piu importante di Bali (3142 msl).  Dopo un po’ di chilometri le strade hanno cominciato a farsi piu strette (come se a Ubud avessimo preso l’autostrada… diciamo che da due corsie siamo passati a due corsie che ci passano appena due motorini) le curve hanno preso a susseguirsi una dietro l’altra e i saliscendi sono divenuti ben piu pronunciati, al punto che nel mezzo di una collinetta, su una salita a 60 gradi di verticale o giu di li anche l’Honda Vario ha detto « basta, nun je la faccio piu a spigne ». Violette é scesa e io ho continuato da solo per una cinquantina di metri, tra le grida di supporto di un gruppetto di bambini che tornavano da scuola.
   Tra saliscendi e paesaggi verdi fatti di distese di risaie piene d’acqua che ti si aprono all’improvviso dopo una curva, e le inevitabili soste ogni due minuti per chiedere indicazioni, siamo arrivati a Sideman. Per la precisione a Tabola, una misteriosa enclave turistica –ci sono sette-otto guest house una vicino all’altra- nel mezzo di un posto dove a parte quello trovi solo villaggi di contadini che coltivano il riso, quelli che la guida Lonely Planet ti spiega « al massimo guadagnano 50 dollari al mese ».  Ok ora capisco perché la vita qui costa poco, per noi. A Ubud le risaie erano tutte inondate (la prima fase della coltivazione del riso) qui sono quasi tutte asciutte, siamo in piena raccolta : donne che tagliano e battono le spighe nei campi e distese di riso messo a asciugare al sole, sul bordo della strada.
   In mezzo a tutte queste risaie, che nell’enclave di Tabola prendono la forma di anfiteatri naturali che si succedono l’un l’altro, abbiamo trovato la sistemazione per la notte, una « modesta » villa con piscina abbarbicata sul crinale di una di queste colline, sei nell’acqua, ti appoggi al bordo della vasca e ti ritrovi la valle di fronte, sotto di te.
  Una volta sistemati siamo usciti a fare un giro (con la motorella ovviamente) e la prima domanda che ci siamo fatti é stata « OK e mo che si fa ? » qui non ci sono le spiaggie bianche di kuta, ma neanche i café di Ubud, in giro non vedi un turista. Eppure se ci stanno tutte ste guesthouse… La guida parlava di questo posto anche come un ottimo punto di partenza per i trekking sul vulcano Gung Agung. Ci siamo infomati « come funziona ? » « vi passiamo a prendere alle due (di notte) all’albergo poi si sale per quattro ore, si arriva in cima all’alba giusto in tempo per godersi il panorama prima dell’inevitabile sopraggiungere delle nuvole e dopo due ore di discesa si ritorna a casa ; alle dieci di mattina state di nuovo in albergo » « Ok va bene » « ci vediamo domani alle due, portate acqua e da mangiare al resto pensiamo noi »
A nanna presto e alle due meno dieci sentiamo il claxon del pulmino che é venuto a prenderci. Partiamo a dopo tre quarti d’ora di strada siamo al tempio di Pura Besakih a circa 1600 msl. Sono quasi le tre di notte, scendiamo dal pulmino nel buio piu buio e la guida ci fa « bene ora tirate fuori le vostre luci » « le luci ? ma come non era « portate acqua e cibo e al resto pensiamo noi ? » »  piccolo misunderstanding. Evitiamo l’inutile battibecco per salvare il salvabile e cominciamo a salire illuminando la strada con il led del telefonino di Violette. Salire nel buio é un’esperienza, sopratutto perché il percorso é impegnativo, dopo una prima parte nel bosco comincia la roccia che a un certo punto diventa quasi dell’arrrampicata. Verso le cinque e mezza Violette dice « stop » sull’ultimo tratto –siamo a 2640 msl, si comincia a sentire l’odore dello zolfo - la salita si fa verticale, sono le vertigini, inutile insistere. In piu il fatto che faccia buio pesto e illuminiamo la strada in due con un debole led non aiuta a sentirsi fiduciosi.
    Aspettiamo l’alba, che arriva dopo un quarto d’ora, e siamo sorpresi da tutta Bali che si apre di fronte ai nostri occhi : riusciamo a distinguere le isole e i posti che abbiamo visto come se fossimo davanti a una cartina.  Il tempo di qualche foto e cominciamo la discesa che si rivela quasi piu dura che la salita. Dopo qualche scivolone e un paio di « culate » siamo al punto di partenza, saliamo sul pulmino che come promesso alle dieci in punto ci lascia davanti al nostro albergo. Giusto in tempo per la colazione : banana pancake e fruit salad a bordo piscina.   A questo punto siamo completamente jetlaggati molto piu che dopo le 24h di aereo del viaggio di andata . E’ mattina ma ci sembra che siano le sei di sera. Passiamo la giornata nell’ozio, tra la piscina e le sdraio, finendo il pomeriggio coll’aperitivo una buona dose di Bintang, é risaputo che la birra aiuta ad alleviare i crampi; ne abbiamo bisogno piu che mai dopo la sgobbata del mattino. 
  La salita del vulcano ci lascia un misto di piacere per il percorso fatto e la vista di Bali d’alto della montagna e delusione per non essere arrivati fino in cima.  E’ comunque grazie a questa esperienza che abbiamo conosciuto Yoko « professional Gung Agung climbing and rice fields trekking guide » che la mattina seguente ci accompagna a fare un giro delle risaie. Addentrandoci a piedi nel susseguirsi di terrazzamenti scopriamo un paesaggio che non avremmo mai potuto scorgere dalla strada, e poi Yoko non manca di spiegarci tutte la fasi della coltivazione del riso, e di farci conoscere tutte le persone che incontriamo nei campi, lo zio, poi il cugino, poi il cognato, poi due sorelle, pare che tutta la sua sterminata famiglia sta li nei campi, pure lui tra un trekking e l’altro lavora nel riso. Gli piacerebbe poter vivere della sola attività di guida ma l’ultimo figlio l’ha avuto con un cesareo e ora hanno ancora un sacco di debiti da pagare.

Dopo il giro nelle risaie richiudiamo le borse per la terza volta e carichiamo il motorino per ripartire alla volta di Amed, località di mare sulla costa nord orientale di Bali, conosciuta sopratutto per le spiagge nere e i fondali corallini.

La strada per Amed va via veloce, percorriamo in senso antiorario il periplo ai piedi dell’imponente vulcano Gung Arung. Finite le colline, dieci chilometri di rettilineo pianeggiante ci portano sulla costa di Amed, che non é una cittadina ma piuttosto un susseguirsi di microscopici villaggetti di pescatori e una lunga teoria di resort e guesthouse.

Dei miei anni trascorsi in Francia (mi piace essere un po’ epico, ma é vero che ormai é una storia del passato) conservo un sacco di belle scoperte, tra le quali un gruppo, i Wampas, che ha scritto una straordinaria canzone che parla della morte di Pantani. In questo pezzo senza mai fare il nome del Pirata ne fanno un’omelia straziante descrivendo lo squallore e la malinconia del contesto della sua morte : una modesta camera in un residence vuoto di Rimini d’inverno.  In un paio di strofe rendono bene l’immagine di un posto che in estate -zeppo di gente che fa festa- scoppia di vita e voglia di divertirsi, ma in inverno con le spiaggie vuote, il cielo grigio e gli alberghi chiusi e le serrande delle gelaterie abbassate puo dare il colpo finale a qualcuno gia profondamente depresso.

Ecco a noi Amed come l’abbiamo trovata ci ha fatto pensare un po a Rimini di inverno, solo che c’é il sole che certo non é poco.  Qui maggio é ancora bassa stagione, i turisti li vedono solo a luglio, agosto e settembre. Per dieci chilometri di costa disseminati di resort, alberghetti, guesthouse, sotto ogni insegna figurava un cartello “vacancy”, « room available », « special low season offer » etc.   e al nostro passaggio col motorino carico di borse abbiamo risvegliato parecchia gente dal torpore di mezzogiorno “room? Need room? Come here good price, nice view” e quando gli ricapita.   Abbiamo visitato un certo numero di queste strutture vuote e un po malinconiche, fino a deciderci per il « Sunrise café and rooms », un posticino sulla spiaggia : ristorante con terrazza e sopra tre camere molto spartane con balconcino vista sull’oceano da fare male : 180 gradi di blu scuro e blu chiaro separati dalla linea dell’orizzonte.    

Siamo subito scesi in spiaggia, le famose spiagge nere di Amed, un paesaggio per noi di una bellezza inusuale: l’oceano é separato dalla terra da una lunga striscia nera sulla quale riposano le tradizionali giunche dei pescatori, gialle, blu rosse, azzurre : non si risparmiano nei colori.
Non c’é nessuno in spiaggia, un po perché é bassa stagione e poi queste spiaggie nere sono formate da una distesa di ciottoli di lava che quando ci arrivi in primo pomeriggio dopo una mezzagiornata che stanno sotto il sole cocente capisci come si sente una bistecca al contatto con la piastra.

Finiamo la giornata in balcone, davanti all’oceano e l’immancabile bottiglia di Bintang. Chiedendoci cosa ci sia di cosi speciale a Amed, per il momento siamo un po perplessi. I nostri pensieri sono interrotti da un rumore sordo di qualcosa che si infrange contro i ciotoli della spiaggia, é la giunca di Ketut, il propietario del Sunrise che rientra dalla pesca, é il momento di scendere a cena.

Seduti al nostro tavolo nella terrazza sul mare ci gustiamo una grigliata di barracuda in salsa balinese che piu fresca di cosi non si puo, l’ha appena scaricato Ketut.  Le bianche carni arrostite cosparse di una punta di trito di scalogno (la salsa balinese) ci riconciliano con Amed.

Qui siamo agli antipodi di Kuta-bali-on-the-cheap in tutti i sensi, a Kuta il bordello qui la calma, a Kuta le onde per il surf qui il mare é piatto, a Kuta la spiagge bianche esposte e sud ovest qui spiagge nere esposte a nord est. Il mattino seguente mi sveglio alle sei per non perdermi lo spettacolo dell’alba (a Kuta era il tramonto) giusto il tempo di recuperare una tazza di caffe e ecco « l’arancia che rosseggia » sull’orizzonte piatto dell’oceano.  Non sono solo ad ammirare lo spettacolo, vicino a me ci sono una coppia formata da una tedesca e da un inglese che hanno scoperto Bali dieci anni fa, si sono innamorati di Amed (come hanno fatto ?) e dopo dieci anni di lunghe vacanze in questa località (e sempre in questo alberghetto) ora ci stanno venendo a vivere.

Alle nove il sole é ormai alto e con Violette ci cimentiamo nell’attività tipica di Amed : « lo snorkeling » ovvero l’osservazione delle barriere coralline senza fare immersione.

La cosa comoda a Amed é che la barriera corallina é giusto davanti all’Hotel, calzate pinne maschera e boccaglio entriamo in acqua ed é la che scopriamo qualcosa di inimagginabile fino a pochi istanti prima : una varietà di forme e di colori che non vale neanche la pena provare a descrivere, tra tutti i tipi di coralli e le migliaia di pesci tropicali dai colori piu disparati non si saprebbe neanche da dove cominciare.  E la cosa piu stupefacente resta la semplicità dell’accesso un tale spettacolo naturale : esci dall’albergo, fai tre metri, entri in acqua e boom !  E io che pensavo che solo le spedizioni di subacquei potessere accedere a simili paesaggi marini.

E poi é cosi piacevole con le pinne, pare di fare una passeggiata sul mare, in due, mano nella mano, che romantici…   Il tempo passa veloce, alle undici e mezza usciamo dall’acqua per prepararci a lasciare Amed, certo non prima di un’ultima grigliata di barracuda !

(I nuovi post di Violette con tutte le foto qui sotto)

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Commentaires
D
viva la pizza! Qui sono famosi per quella coi funghi... ma non l'abbiamo assagiata.<br /> A presto,<br /> Damiano.
C
Ciao belli,<br /> mentre voi mangiate grigliate qui a Roma ci si alterna tra 30 e 40 gradi e si mangia pizza....ieri sera c'è stata una reunion con: me,Corrado, Stefano e Paola, Massi e Laura, Lorenz.<br /> Un saluto chiara
damiano & violette 's blog
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